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Intro

I "dialoghi" che si svilupperanno hanno un punto di arrivo di cui il tema è la percezione della realtà sensibile: il fenomeno è tutto ciò che si evidenzia ai nostri sensi e quindi la realtà esistente al di fuori di noi. Di tutti i fenomeni del sensibile quelli che saranno oggetto dei dialoghi/post saranno quelli che ricadono nell'ambito della visione. L'obiettivo finale è rivolto a sviluppare delle considerazioni sulla geometria. Non sono un filosofo ma un architetto quindi non farò analisi molto approfondite sugli argomenti proposti riguardanti la filosofia, che però è uno degli argomenti principali, mi limiterò a raccogliere quelle idee funzionali allo scopo all'obiettivo che mi sono proposto.

lunedì 17 gennaio 2022

Forme trascendentali - Platone

Forme trascendentali - Platone

Il termine “forma trascendentale” è stato utilizzato da vari autori con diversi sinonimi Platone usa il termine “eîdos”, concetto fondamentale della filosofia platonica che identifica la pura forma, la Gestalt o configurazione visiva che costituisce la struttura essenziale delle cose nel loro presentarsi fenomenico.

Faccio ora una sintesi molto parziale della concezione filosofica di Platone incentrata su quegli argomenti, come appunto l’“eîdos”, che mi permetteranno di formulare la problematica che mi interessa.

Insieme al termine “eîdos”, Platone usa anche il termine “idèa” per riferirsi genericamente alle idee, ambedue derivano dal termine “ideîn”, cioè il vedere, e indicano ciò che è visto con il pensiero, cioè la rappresentazione mentale.

L'esistente ha la propria essenza nelle forme ideali trascendentali (idèa), collocate nel mondo iperuranio, dove l'anima le può contemplare una volta liberata dal corpo, con la morte e prima della rinascita o mediante un processo di purificazione. 

L'idea in genere non rappresenta per Platone una semplice generalizzazione di alcune qualità delle cose reali, ma rappresenta un insieme di proprietà che valgono per identificare e conoscere tutto l'insieme di realtà simili, che condividono tali qualità. Le idee sono uniche e immutabili, in quanto non sono influenzate dalle caratteristiche delle realtà concrete, ma esse costituiscono dei modelli o forme (éidos) che permettono all'uomo di dare un senso univoco alla realtà concreta e di ricondurla al suo modello.

Ecco perché, secondo Platone, l'uomo non conosce la realtà con la sua ragione, o con l'intelletto, ma con la sua anima immortale tramite la reminiscenza, cioè il ricordo di quanto ha appreso in un tempo precedente alla nascita nella contemplazione delle idee nell'iperuranio, il luogo in cui le idee  risiedono.

In quanto essenza dell'esistente, le idee ne costituiscono anche il fondamento razionale e dunque sono l'oggetto della conoscenza scientifica (epistéme), mentre la conoscenza delle cose, mediante i sensi, produce solo opinione (dóxa).

Le cose concrete sono copie delle idee e, da questo punto di vista, hanno un rapporto di imitazione (mimesi) con l'idea corrispondente.

Per chiarire il ruolo che il filosofo attribuisce alle idee utilizziamo un esempio tratto dalla matematica. Tutti gli uomini possiedono l’idea di triangolo isoscele ma tale idea non riguarda un insieme di percezioni, ma un insieme di proprietà che possiede il triangolo isoscele ideale. Queste proprietà valgono per tutte le figure simili che noi possiamo immaginare e rimangono immutate rispetto alle cose reali che a essa si rifanno. Platone sostiene che noi non saremmo in grado di riconoscere una superficie come triangolo isoscele, se non avessimo già nella nostra mente tale idea: le cose reali sono quindi copie imperfette di quest’idea che utilizziamo per ricondurle a modo di modello o forma. Secondo Platone soltanto applicando le idee alla realtà rendiamo significativa la molteplicità e il divenire della realtà.

A proposito di tali riflessioni si consideri il seguente testo ripreso dal “Fedro” dove Platone nella descrizione dell’iperuranio usa le seguenti parole:

“Nel giro che essa compie [l’anima] vede la giustizia stessa, vede la temperanza, vede la scienza, non quella cui è connesso il divenire, e neppure quella che in certo modo è altra perché si fonda su altre cose da quelle che ora noi chiamiamo esseri, ma quella scienza che si fonda su ciò che è realmente essere;...”

Il riferimento ad una scienza che “si fonda su altre cose da quelle che ora noi chiamiamo esseri” farebbe immaginare che ci siano due scienze una, quella degli uomini, fondata sulle “cose sensibili” e un’altra fondata sugli esseri che sono “realmente esseri” e cioè sulle “cose intelligibili” e quindi come esistono cose ideali esista anche una scienza ideale che sono quelle necessarie alla determinazione delle entità ideali e che le scienze come il calcolo e la geometria sono invenzioni dell’uomo sulla base delle idee trascendenti delle forme materializzate.


Ora il problema che voglio approfondire di questa teoria filosofica platonica, come in seguito farò anche per alte teorie filosofiche, non riguarda il suo valore ontologico o gnoseologico che non voglio ne posso affrontare ma un problema ben più limitato e settoriale, ma per me fondamentale, quello della costituzione dell’“eîdos”. 

Accettiamo pure con spirito dialettico la costruzione filosofica di Platone ma insieme alle tante interpretazioni apologetiche o critiche che si sono elaborate nel tempo sulla sua filosofia non mi sembra che si sia dato alcun risalto a tale tema, l’affermazione di Platone sulle idee e in particolare sulle idee matematiche, che poi sono geometriche, è stato sempre accettato con atteggiamento fideistico.

Per Platone le forme geometriche preesistenti alla realtà hanno modellato la realtà ma perché proprio quelle forme sono preesistenti? Si dirà perché sono regolari ma cosa significa "regolari" e come esprimere tale concetto con la sola matematica-geometria.

Non sono state scelte o create da nessuno in quanto il prima non esisteva.

Sarebbe stato possibile che per qualche caso una forma irregolare fosse tra esse? Indubbiamente no.

La geometria, se la si considerasse una scienza ideale, può costruire anche forme irregolari anche se è strano immaginare la costruzione delle forme ideali con riga e compasso.

Allora quale è la logica intrinseca delle forme ideali.

Non possono essere state generate seguendo le regole della matematica dato che essa sarà scoperta dall’uomo vedendo le forme imperfette della realtà. Ad esempio è impensabile che la loro forma sia stata fatta come una costruzione geometrica.

La loro forma precede la geometria.

...(segue)

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